Altro giro e altra distribuzione, questa volta siamo andati a PISA accompagnando gli “Amici della Strada”.
28 coperte consegnate, di queste diciotto più grandi e dieci più piccole, in versione grande scialle, utilissime per tenerle sulle spalle durante il giorno.
Prima tappa da N., la sua prima notte in casa dopo anni di strada. La meraviglia di un’associazione come gli “Amici della Strada” è che tenta di compensare bisogni primari, portando cibo, ma al tempo stesso lavora per l’uscita dalla strada. Dopo alcuni anni sono riusciti a trovare una casa per due donne, e ieri – per l’appunto – sarebbe stata la prima notte in casa per N. dopo anni di strada. E noi abbiamo avuto la fortuna di andarla a trovare per darle la buonanotte e una delle nostre coperte SHEEP, morbida e colorata.
N. ci ha offerto le sue caramelle, io l’ho ringraziata e mi sono mangiato una Toffee, dura all’inizio e morbida poco dopo, una Toffee che un po’ mi ha ricordato la canzone di Vasco e un po’ Che Guevara, duri senza mai perdere la tenerezza. Toffee, appunto.
Poi tappa alla stazione, dove c’era un lui che sonnecchiava. Dieci minuti di chiacchiere e ce ne siamo andati che una delle coperte SHEEP lo copriva completamente mentre si mangiava la pasta calda degli Amici della Strada.
Poi un passaggio all’esterno della facoltà di matematica, e qualche scena buffa.
C’erano due senza dimora e due studenti, che erano andati a trovarli. In realtà uno era un ex studente, già laureato, e l’altro uno studente di ingegneria aerospaziale.
C., uno dei due senza dimora, gli chiedeva perché non fosse sulla luna, visto che studiava ingegneria aerospaziale.
Poi C. mi ha detto: “quello che conta è il risultato”, e mi ha fatto un gioco di matematica che a un certo punto mi sono perso e per fortuna Veronica ha tirato fuori la calcolatrice e mi ha aiutato. La scena era questa: un cosiddetto barbone (che per l’appunto lui “la barbona” ce l’aveva davvero) di fronte a me che mi faceva un gioco con i numeri che lui era in grado di fare a mente mentre io spippolavo sulla calcolatrice cercando di stargli dietro, invano.
Altra curiosità: lo studente di ingegneria aerospaziale aveva portato una bottiglia di vino per bere insieme ai due senza dimora. Ovviamente, fra le mille cose che avrebbe potuto condividere con loro, il vino era sicuramente la meno adatta, o forse no. Che se impari a bere in compagnia forse smetti di bere quando sei da solo. Non so se è così, però per una notte mi è piaciuto pensarlo.
Poi abbiamo incrociato E., che dormiva in terra perché gli avevano rubato i cartoni, o forse erano stati portati via da persone attentissime al degrado dei cartoni per strada ma che poi, se quei cartoni erano il materasso di un uomo, chi se ne frega, quello non è mica degradante.
E. mi ha detto: “Non leggo più i giornali, prima leggevo due quotidiani al giorno, ora ho smesso. Ora leggo solo libri”. E ci ha raccontato della sua passione per Dino Buzzati e i racconti brevi, che per inciso io non ho letto e lui sì.
Gli ho chiesto perché dormiva per strada e lui mi ha risposto: “Perché al lavoro non mi tenevo i paraocchi”.
I “grazie” che ci ha detto E. per la coperta di lana colorata che gli abbiamo lasciato sono stati mille. Imbarazzanti ed esagerati, sicuramente, perché in fondo era solo una coperta, ma io ve li riporto tutti i suoi grazie. Tra l’altro ce li ha lanciati sorridendo felice.
Poi c’era lei, che un tempo era maestra in Sardegna, ma poi “erano tutti matti, e mi dicevano che la matta ero io, così me ne sono andata”.
Poi lui, camionista senza lavoro, oggi per strada, però ha la pensione vicina e una nuova fidanzata. Fra le due, ha confessato che è più contento della sua nuova fidanzata.
Sono queste, e tante altre, le storie che abbiamo incrociato ieri sera.
POST SCRIPTUM IMPORTANTE:
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Saverio Tommasi
presidente di SHEEP Italia