Bravissima con la lana e con i sentimenti, in foto tiene in mano una carta con scritto “provocazione”. E’ una delle carte che Sara – l’educatrice – utilizza nei gruppi quando lavora sulla parola, i ricordi, le biografie, la condivisione delle esperienze e la loro intima rielaborazione. Sara realizza questi giochi – nel senso più alto del termine – durante il lavoro a maglia o le brevi pause per il tè, perché riappropriarsi della parola non è dissimile dall’appropriarsi a una nuova tecnica con i ferri da calza.

La lana è provocatrice di buone azioni per natura. Lo è rispetto all’immobilismo, all’inerzia, allo snobismo. Con la lana c’è chi realizza volontariamente i cappellini per i bimbi e le bimbe nate premature; l’artista danese Marianne Jorgensen rivestì un carro armato con un copriteiera rosa realizzato ai ferri per protestare contro l’impegno del suo Paese nella guerra in Iraq. Oppure Jayna Zweiman promosse la realizzazione di centinaia di coperte da regalare agli immigrati, realizzate con 3.200 chilometri di filo, pari alla lunghezza del muro che Trump vorrebbe costruire fra Stati Uniti e Messico, ribaltando così il messaggio dell’uomo dai capelli gialli: gli immigrati devono essere accolti, non respinti.

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Saverio Tommasi
presidente e innamorato SHEEP