PERCHE’ PARLARE DI SHEEP SE C’E’ IL CORONAVIRUS?

PERCHE’ PARLARE DI SHEEP SE C’E’ IL CORONAVIRUS?

Lo scrivo per riflettere insieme a voi: perché parlare di Sheep se c’è il Coronavirus e i tempi che stiamo vivendo esulano dalla normalità?
Perché i tempi normali, per alcune persone, non sono mai esistiti. E certi tempi “normali” vanno creati partendo da lontano.
E’ il motivo, ad esempio, per cui le realtà con cui collaboriamo continuano alacremente il loro insostituibile lavoro quotidiano, anche in questi momenti. Soprattutto in questi momenti. Perché se è dura per “noi” figuriamoci per “loro”, la cosiddetta utenza finale. Una delle parole più orribili – utenza – ma bisogna pur capirsi senza troppi giri intorno alle questioni.

In altre parole: i tempi normali, per alcune categorie di persone, non sono mai esistiti a meno che qualcuno non decidesse di lavorare per queste persone quando tutti intorno si affannavano a ripetere “ma non è questo il momento giusto!”.

I tempi normali si creano quando tutto o quasi intorno sembra perso.
E’ necessario partire da lontano per arrivare pronti al domani, è necessario guardare in prospettiva. Perché un giorno l’emergenza Coronavirus finirà e rischiamo di trovare persone in briciole.
Lo dico chiaramente: lavorare solo sulle emergenze sarebbe da idioti, bisogna lavorare su quelle (come mi sembra stiano facendo, tra l’altro discretamente) e sulla ricostruzione, già da ora.
Noi costruiamo per tempo per liberarci dalle spine per sempre. Anzi: per liberare.

Per essere liberi dalla fame, ad esempio, pensiamo sia necessario dare i semi. E l’importanza di fornire gli strumenti viaggia a braccetto con le cure mediche. Ve lo spiego meglio: se volete che le persone non si ammalino, o si ammalino meno, bisogna lavorare per dare loro la forza e la capacità di sostenere un colloquio di lavoro quando sono in salute, altrimenti per forza poi vivono male, emarginate, rifiutate, neglette. Vale per un colloquio di lavoro ma vale anche, ad esempio, riguardo alla capacità di uscire per comprare un chilo di pane dal fornaio.
E’ sempre il tempo per insegnare le competenze e per insegnare a non essere più sfruttati. E’ sempre il tempo per LIBERARE. Altrimenti, lavorando solo sull’immantinente, provando a riparare solo alle emergenze – se pure terribili e opprimenti, come in questi giorni che stiamo vivendo – finiremmo per inseguire le emergenze, senza nessun reale apporto al miglioramento della vita degli altri. Andremmo a traino invece che rendere le persone capaci di guidare la carovana.

Bisogna sognare più forte.
C’era un detto che diceva: il momento migliore per piantare un albero era dieci anni fa. Il secondo miglior momento è oggi.

Dunque, se vuoi sostenerci, puoi farlo senza macigni nel cuore. Bastano 9 euro al mese per permetterci di cambiare l’esistenza di tante persone. In meglio, ovviamente ☺️ 

Il nostro sito: www.sheepitalia.it.
La nostra pagina facebook: https://www.facebook.com/sheepitalia.

PS. in foto: Paoletta ha imparato a fare cose belle, e noi le vogliamo tanto ma tanto bene.
(grazie alla mitica coop. Humanitas di Prato per questa foto)

Un abbraccio.

Saverio
SHEEP ITALIA

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