“Dickens, diceva la nonna, aveva ragione su una cosa: il lavoro a maglia è un linguaggio che può capire solo chi lo sa fare. Nel modello puoi metterci qualsiasi cosa: un nome, una storia, una preghiera o una poesia. Poi mi mostrò come avesse inserito un suo saggio consiglio sul matrimonio nella coperta per la figlioccia. Mi prese un dito e lo guidò sopra punti diritti e rovesci nascosti in un angolo del tessuto leggendo ad alta voce la frase “L’amore è una vittoria quotidiana e un tesoro per la vita”.

“Durante la Seconda guerra mondiale, alla Resistenza belga si unirono donne anziane che vivevano nei pressi di linee ferroviarie e scali merci, per osservare mentre sferruzzavano i movimenti dei tedeschi. Queste donne celavano i messaggi nei lavori a maglia utilizzando codici abbastanza semplici, ma efficaci. Per esempio, un punto saltato che creava un buco significava il passaggio di un certo tipo di treno; un punto a rovescio che produceva un bozzo nella maglia rasata, si riferiva a un altro tipo di treno. I capi finiti venivano poi consegnati ad altre persone che operavano nella Resistenza”.

di Loretta Napoleoni, “Sul filo di lana”.

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Saverio Tommasi
presidente di SHEEP