Una coppia, vivono in un camper, lui lavora con Glovo.
Poi un uomo che lavorava nella sicurezza, nei locali, poi i locali hanno chiuso. E’ anche pizzaiolo, ci ha lasciato il curriculum, ora vive in una tenda a lato di un giardino pubblico. Un altro uomo ha lavorato in una sartoria e ora vive in mezzo ai cartoni, sotto i portici.
Poi tre muratori, lavoravano in nero, stanza in subaffitto, con il Covid si sono ritrovati per strada. C’era anche la fidanzata di uno di loro.
Accenti romani, molti romani. E poi campani, dell’Europa dell’est e della Nigeria. Un uomo di Damasco, in Siria. Un indiano. Un marocchino. Una famiglia rom. E tanti altri, con meno voglia di parlare.
Le storie che si trovano per strada si somigliano tutte, ma sono anche tutte diverse.
Per questo, se mi chiedete come è andata ieri sera, io vi dico “bene”, ma anche molto “male”. Perché è freddo, là fuori. Ci sono i topi, i problemi, il piscio, la polizia, i vicini, e si fa presto a scivolare così tanto che poi non ci si riprende più. Perciò non è andata “bene”, abbiamo semplicemente fatto qualcosa che abbiamo pensato fosse giusto fare. E lo abbiamo fatto grazie all’impegno che tutte e tutti state mettendo in

Sheep Italia

, ognuno a suo modo, con il suo mattoncino indispensabile.

Ieri sera è stata la nostra prima distribuzione di coperte, e per farlo siamo partiti simbolicamente da Roma.
Ringraziamo il progetto Akkittate, lanciato da Arci Pianeta Sonoro, che ci ha permesso di accompagnarli durante la loro distribuzione di pasti e cappotti.
Vedere i volti sorridenti all’arrivo di una coperta calda, di lana, è stato fantastico. Quasi tutti se la sono girata fra le mani e hanno fatto un commento per i colori, o per il fatto che fosse stata fatta a mano, proprio apposta per loro. E’ stato bellissimo.
Continueremo a raccontarvi tutto, tante altre distribuzioni ci aspettano.
Saverio Tommasi
presidente di SHEEP Italia
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