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Salvataggio nel Mediterraneo – 43 vite salvate al largo di Lampedusa
Il 12 novembre 2024 prima missione della barca Nihayet Garganey VI, conclusa con un importante salvataggio di vite umane. Nella serata di lunedì, in condizioni meteo marine estremamente difficili, la nostra imbarcazione ha intercettato un barchino in legno di circa sette metri, sovraffollato con 43 persone a bordo, tra cui 3 donne e un bambino. Il motore dell’imbarcazione era fuori uso, e l’instabilità della struttura, combinata con il peggioramento delle condizioni meteorologiche, rendeva la situazione estremamente critica.
Grazie anche al costante monitoraggio del Mediterraneo da parte della società civile, la nostra barca ha potuto essere nella zona in cui è stato effettuato il salvataggio tra le ore 20 e le 21. In collaborazione con le autorità italiane e in coordinamento con la Capitaneria di Porto di Lampedusa, abbiamo immediatamente stabilizzato le persone a bordo fornendo giubbotti salvagente.
Successivamente, vista l’inaffidabilità del barchino e il rapido deterioramento del tempo, le persone sono state trasferite in sicurezza sulla nostra imbarcazione. Durante questa operazione, fondamentale è stata la collaborazione con Resqship e l’equipaggio della sua imbarcazione Nadir, che ha supportato le operazioni di stabilizzazione dei naufraghi a bordo.
Le foto nella pagina sono di Francesco Cabras

Il salvataggio, concluso nella notte tra lunedì e martedì, si è svolto nel pieno rispetto delle normative internazionali in materia di soccorso marittimo. Il coordinamento con le autorità italiane è stato essenziale: la Capitaneria di Porto di Lampedusa e l’MRCC di Roma ci hanno fornito indicazioni precise per l’approdo sicuro a Lampedusa. L’arrivo al porto è avvenuto alle 03.30 di martedì mattina, garantendo a queste persone un luogo sicuro dove non rischiare più la vita.
Siamo felici di aver salvato 43 vite, ma non possiamo non riflettere sulle risorse mal gestite in altre operazioni, come i recenti eventi in Albania, dove un dispiegamento di forze sproporzionato ha sottratto mezzi e risorse che avrebbero potuto essere impiegati per salvare vite umane. Questo governo sembra prioritariamente concentrato sul criminalizzare chi fugge da guerre, persecuzioni e disastri climatici, invece di agire per proteggere e accogliere.










Il 12 novembre 2024 prima missione della barca Nihayet Garganey VI, conclusa con un importante salvataggio di vite umane. Nella serata di lunedì, in condizioni meteo marine estremamente difficili, la nostra imbarcazione ha intercettato un barchino in legno di circa sette metri, sovraffollato con 43 persone a bordo, tra cui 3 donne e un bambino. Il motore dell’imbarcazione era fuori uso, e l’instabilità della struttura, combinata con il peggioramento delle condizioni meteorologiche, rendeva la situazione estremamente critica.
Grazie anche al costante monitoraggio del Mediterraneo da parte della società civile, la nostra barca ha potuto essere nella zona in cui è stato effettuato il salvataggio tra le ore 20 e le 21. In collaborazione con le autorità italiane e in coordinamento con la Capitaneria di Porto di Lampedusa, abbiamo immediatamente stabilizzato le persone a bordo fornendo giubbotti salvagente.
Successivamente, vista l’inaffidabilità del barchino e il rapido deterioramento del tempo, le persone sono state trasferite in sicurezza sulla nostra imbarcazione. Durante questa operazione, fondamentale è stata la collaborazione con Resqship e l’equipaggio della sua imbarcazione Nadir, che ha supportato le operazioni di stabilizzazione dei naufraghi a bordo.
Le foto nella pagina sono di Francesco Cabras

Il salvataggio, concluso nella notte tra lunedì e martedì, si è svolto nel pieno rispetto delle normative internazionali in materia di soccorso marittimo. Il coordinamento con le autorità italiane è stato essenziale: la Capitaneria di Porto di Lampedusa e l’MRCC di Roma ci hanno fornito indicazioni precise per l’approdo sicuro a Lampedusa. L’arrivo al porto è avvenuto alle 03.30 di martedì mattina, garantendo a queste persone un luogo sicuro dove non rischiare più la vita.
Siamo felici di aver salvato 43 vite, ma non possiamo non riflettere sulle risorse mal gestite in altre operazioni, come i recenti eventi in Albania, dove un dispiegamento di forze sproporzionato ha sottratto mezzi e risorse che avrebbero potuto essere impiegati per salvare vite umane. Questo governo sembra prioritariamente concentrato sul criminalizzare chi fugge da guerre, persecuzioni e disastri climatici, invece di agire per proteggere e accogliere.









